"PROGRAMMA 101"
Il primo PC della storia opera di un Italiano
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Tutto
cominciò al Politecnico di Torino, ad occuparsi di
aerodinamica c'era il professor Carlo Ferrari. Del suo gruppo
di ricerca faceva parte un giovane laureato, Pier Giorgio
Perotto. I calcoli necessari agli studi, venivano effettuati
uno per uno dai ricercatori tramite sofisticate calcolatrici
meccaniche. |
Si trattava di introdurre manualmente, per giornate intere, lunghe
serie di dati; in mancanza di procedure automatizzate, ogni minimo
errore avrebbe significato l'azzeramento di ore di lavoro. Si
procedeva per tentativi successivi e verifiche continue; arrivati
alla sera, i ragazzi del gruppo di Carlo Ferrari erano mentalmente
esausti.
Tutta la situazione risultava particolarmente insopportabile all'ingegner
Perotto: "Gran parte dei germi che generano l'innovazione si collocano
proprio lungo il percorso mentale di chi non riesce ad accettarli
e a familiarizzarsi con essi," scriverà anni più tardi, identificando
in quell'esperienza la scintilla che l'avrebbe portato di lì a
poco a coltivare il sogno di una macchina "che fosse in grado
non solo di compiere calcoli complessi, quanto di gestire in modo
automatico l'intero procedimento di elaborazione". Un sogno che
prenderà il nome di Programma 101.
In
quell'epoca, in Italia e non solo, calcolatore era sinonimo
di Olivetti. Il best seller dell'azienda era la Divisumma
24, una calcolatrice meccanica che aveva conosciuto
uno straordinario successo internazionale. Nel 1957, Adriano
Olivetti aveva creato a Pisa, un laboratorio di ricerca
avanzata allo scopo di progettare e produrre computer.
Fu proprio alla Olivetti di Pisa che, in aprile, arrivò
il neo assunto ingegner Perotto. Dalla dirigenza, quelli
della Divisione Elettronica erano "considerati più o meno
personaggi che, nella migliore delle ipotesi, non avrebbero
mai concluso nulla," ricordava Perotto nel libro Programma
101, edito da Baldini & Castoldi |
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Le prime calcolatrici elettroniche, d'altra parte, avevano le
stessi prestazioni di quelle meccaniche, ma erano più fragili
e più costose.
E così, quando nel 1960 Adriano Olivetti morì improvvisamente,
la dirigenza ebbe mano libera nello smantellare la Divisione Elettronica
per tornare a puntare tutto sulla meccanica: "La cessione della
divisione elettronica in Olivetti maturò in tragica ed assurda
coincidenza con l'avvio della rivoluzione microelettronica mondiale".
Nel 1964, la Divisione Elettronica venne ceduta agli americani
della General Electric, dando vita alla Società Italiana Olivetti-General
Electric (OGE). Perotto ebbe "la malaugurata idea, da giovane
ingenuo, di contestare la cessione," e così gli americani lo rispedirono
alla Olivetti.
L'ingegner Perotto era inviso alla General Electric quanto alla
dirigenza di Ivrea, che lo esiliò con pochi altri collaboratori
in un piccolo laboratorio di Milano. Fu proprio in questa situazione
che Perotto trovò lo spunto per realizzare il calcolatore dei
suoi sogni: "Il non avere più nulla da perdere fa prendere molte
volte la strada giusta".
Senza dire niente ai dirigenti del quartier generale, Perotto,
l'ingegner Giovanni De Sandre ed il perito Gastone Garziera, cominciarono
a progettare un computer personale economico e da scrivania, al
quale diedero il nome provvisorio di "Perottina".
Lo stato dell'arte, all'epoca, per quanto riguardava le memorie,
era costituito dai nuclei magnetici di ferrite, il cui costo era
improponibile. I circuiti integrati erano anch'essi carissimi.
Perotto e i suoi dovettero così pensare nuove soluzioni: per l'ingresso
e l'uscita dei dati inventarono una cartolina magnetica che funzionava
esattamente come gli odierni floppy disk. Per le memorie adattarono
un dispositivo esistente (detto linea magnetostrittiva) utilizzando
come materiale trasmissivo un filo per molle. La progettazione
di tastiera e stampante venne affidata a Franco Bretti. L'organizzazione
strutturale della macchina venne studiata dagli ingegneri Cappellaro
(quello della Divisumma) ed Edoardo Ecclesia. Come linguaggio
di programmazione venne inventato un sistema di sedici istruzioni
intuitive con il quale si poteva compilare un programma indicando
in maniera agevole le operazioni da eseguire.
Si ricordi che parliamo sempre di un periodo nel quale un computer
occupava tutta la parete di una stanza e doveva essere istruito
direttamente in linguaggio macchina. I progressi nella progettazione
della "Perottina" esaltavano il gruppo di Milano ed in particolare
il suo animatore.
Nel novembre del 1964, Perotto caricò sulla sua macchina il gruppo
elettronico completo per assemblarlo ad Ivrea, dove i meccanici
della Olivetti crearono una carrozzeria di lamiera dipinta di
blu con la quale venne vestito il primo personal computer della
storia. La creatura pesava 30 chili, ed era grande come una
comune macchina da scrivere. Quando Natale Cappellaro la vide
esclamò: "L'era della meccanica è finita".
Purtroppo, non tutti ad Ivrea furono così lungimiranti. Roberto
Olivetti affidò al famoso architetto Mario Zanuso il compito di
mettere a punto il design della "Perottina". L'architetto si presentò
con una specie di mobiletto nel quale doveva essere inglobata
la macchina; per evitare che si ribaltasse, propose di zavorrarlo
a terra con alcuni chili di piombo. L'ingegner Perotto, ovviamente,
si oppose e costrinse la Olivetti ad adottare il progetto del
giovane architetto Mario Bellini, che per la sua funzionalità
si meritò l'esposizione presso il MOMA di New York.
Ad Ivrea, intanto, erano tutti presi nel rilancio della meccanica,
che passava per la fiera di New York del 1965. Nel grandioso stand
della Olivetti, alla "Perottina" venne riservata una saletta sulla
parete di fondo; per l'occasione, la macchina aveva anche ricevuto
il nome ufficiale di Programma 101, perché "in inglese
la pronuncia "uan-o-uan" suonava bene". Tutti i programmi della
Olivetti andarono a monte non appena i visitatori americani si
accorsero della Programma 101. Qualcuno domandò se la macchina
non fosse azionata da qualche grosso calcolatore nascosto. Nei
giorni successivi il personale dello stand dovette mettere in
piedi un improvvisato servizio d'ordine per contenere l'afflusso
di visitatori entusiasti.
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La
Programma 101 si vendette praticamente da sola. La
TV statunitense NBC ne comprò cinque per computare i risultati
elettorali da trasmettere agli spettatori. Negli anni, ne
furono prodotti 44 mila esemplari che non riuscirono ad
evadere tutte le richieste. La Olivetti aveva tra le mani
un prodotto rivoluzionario, ma non seppe approfittarne;
un caso esemplare, tanto da diventare oggetto di studio
all'Università di Harvard. |
Per cinque, sei anni, la casa di Ivrea non ebbe concorrenti in
grado di raggiungere i suoi risultati. Nel 1967, la Hewlett-Packard
accettò di versare 900 mila dollari alla Olivetti, ammettendo
di aver violato il brevetto della Programma 101 nella sua HP 9100.
L'ingegner Perotto non ne guadagnò alcunché, avendo ceduto tutti
i diritti sul brevetto alla Olivetti per un dollaro simbolico:
"Mai un dollaro fu meglio speso da una società".
Negli anni, i concorrenti statunitensi raggiunsero e superarono
l'azienda italiana. Nel 1981, l'IBM avviava la produzione di quello
che viene ancora celebrato come il primo personal computer del
mondo.
Nonostante questo, l'ingegner Pier Giorgio Perotto non ha mai
smesso di considerare in maniera positiva la propria esperienza:
"Mi auguro che la storia della Programma 101 contribuisca a motivare
tanti giovani dotati di capacita creative ad osare e a rischiare,
senza lasciarsi condizionare dai benpensanti del momento".
Links
La storia completa della "Programma 101"
http://www.finsa.it/finsait/form/libriperotto/programma
101/101.htm
Galleria
Fotografica
http://www.bolo.ch/?list=2&obj=187
Il
museo dei computers
http://www.bolo.ch
Tantissime
risorse video/audio/txt
http://research.microsoft.com/~gbell/
Il sito di ricerca della Microsoft
http://research.microsoft.com
Altro sito interessante (in inglese)
http://www.silab.it/frox/p101
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